C’è una mia frase che dice: “l’arte di fare arte”
Ho sempre creduto che produrre opere artistiche presupponga il possedere un qualcosa che non rientra nei canoni comuni e che noi chiamiamo in modo quasi fiabesco “dono”.
Nel corso degli anni ho voluto sperimentare svariate tecniche pittoriche sia nell’uso del colore, sia nel modo di dipingere. Non mi sono limitato ad utilizzare solo i colori ad olio ma ho voluto provare l’acrilico, la tempera, i pigmenti. Ho voluto “osare” utilizzando colori che non sono certo parte di una pittura “tradizionale”, come il color “Fucsia”.
Nella mia vita artistica ho eseguito ritratti, ho dipinto paesaggi ma poi sono giunto solo alla ricerca della purezza del segno, alla essenzialità perché solo così ho ritrovato le origini del colore.
Lo stesso ho voluto sperimentare nella scultura passando dal legno, al marmo, al bronzo per arrivare all’acciaio, un materiale freddo che però ho imparato ad esaltare cercando la luce che nascondeva attraverso veri e propri raschiamenti del primo strato di materia.
Mi sono accorto che tutto questo non bastava e non basta, perché, nonostante la mia ricerca non sia finita ed io continui a produrre, credo che per “fare” o meglio “creare” arte ci sia bisogno di imparare l’arte.
Se manualmente produrre qualcosa si definisce come un’arte, così tutto quello che si crea nell’arte, quindi pittura o scultura, deve seguire un canone che contenga regole che devono essere rispettate per divenire essa stessa un’arte.
Arte deve essere armonia, bellezza, essenzialità ma nello stesso tempo universalità, deve essere il piacere indotto in persone che si fermano a guardare.
Ecco “l’arte di fare arte” non deve essere solo il riempire di colore una tela o plasmare la materia, ma deve essere un insieme di esperienza, emozione, creatività , studio, coscienza e sopratutto generosità perché il dono ricevuto diventi la bellezza da trasmettere e che noi chiamiamo Arte.