Come non cogliere nella pittura di Roberto Tresin un sempre vivo bisogno di comunicare. Un bisogno che viene sapientemente affidato al linguaggio visivo, immediato, eppure spesso indefinito. Proprio come sono estremamente indefinite le linee e i colori di alcune opere del pittore.
Ma si noti bene: non si tratta di trascuratezza del particolare, bensì capacità di far scorgere spiragli di fantasia, luci e ombre di supposizioni, straordinarie emozioni. Ed è tutto questo il talento dell’arte. Che Roberto Tresin abbia un’abile mano per il particolare, quasi perfino vicino al bisogno di non trascurare il minuzioso dettaglio lo dimostra sapientemente nelle sue opere ad acquarello.
Ed è proprio su queste che soffermiamo il nostro sguardo critico ed attento.
Ben appagato sia per la scelta del soggetto che di volta in volta Tresin propone, sia per la tecnica posseduta dall’artista.
ed è subito sera come non immaginare la quiete sconfinata, la solitudine palpabile di quell’uomo solo, stanco col passo lento che si sprofonda nella sabbia in riva ad un mare che sembra proprio ondeggiare. È preludio e simbolo della sera della vita. Quella sera che popola i pensieri dell’artista e qua e là traspaiono nelle eloquenti opere. Negli acquarelli di Roberto Tresin il messaggio è chiaro: vuol far giungere un dardo emotivo in chi guarda.
Come non cogliere il caldo affettuoso sguardo di padre verso quel bimbo che s’affaccia alla speranza di un futuro migliore? Basta soffermarsi davanti a ‘Paternità’. E come non notare la felice capacità dell’autore in ‘Dolci Ricordi’ dove narrando uno sguardo sulla Laguna in poco meno di un centimetro ha raffigurato il reale, a spartire cielo e mare.
Sono perfino liriche le sue opere narranti Monselice. Si scopre una città a lui cara e spesso ostile: ma intimamente amata e gelosamente custodita nell’immaginario d’artista.
1997 – Cav. Riccardo Ghidotti